#LillyKnowsItBetter #3 di Liliana Onori
Se si cerca il significato di casa sul vocabolario, si trova la definizione stringata di un’abitazione che accoglie una persona sola oppure una famiglia, ma tutti noi sappiamo che la casa ha una natura molto diversa dalla semplice costruzione fatta di muri, pavimenti e soffitti che ci proteggono da pioggia, freddo e ci danno uno spazio per dormire.
La casa, la vera casa, è il nostro asilo dalle paure, dalle fatiche, dalle delusioni. Insomma, è il posto dove ci sentiamo al sicuro come da nessun’altra parte nel resto del mondo. Ma non sempre è così e non per tutti. Sicuramente, non lo è per gli Holt, tipica famiglia americana che, a metà degli anni ’70, si trasferisce nella bella tenuta chiamata Baneberry Hall, nel Vermont. Una casa nuova, un nuovo inizio. Un nuovo inizio che si rivelerà già dal primo giorno una trappola per topi, però. Rumori da stanze vuote, campanelli che suonano senza che nessuno li tocchi, luci che sfarfallano, serpenti che cadono giù dai soffitti, un giradischi chiuso in un armadio che ogni notte, alla stessa ora, compare su una scrivania e fa esplodere la musica a tutto volume. Convinti si tratti solo di strane coincidenze, spifferi e malfunzionamenti dell’impianto elettrico, gli Holt non si preoccupano nemmeno quando la loro figlioletta Maggie inizia a parlare di alcuni fantasmi che la minacciano di morte trattandoli come semplici e innocui amici immaginari nati dalla mente di una bambina che si sente soltanto un po’ sola e si annoia in una casa tanto grande. Ma quando gli eventi si fanno sempre più inspiegabili e pericolosi, allora la paura diventa la vera padrona di Baneberry Hall, soprattutto dopo la scoperta di un cimitero nascosto nel bosco che circonda la tenuta. Il sonno passa, gli incidenti aumentano e gli Holt iniziano ad indagare scoprendo che la loro casa non è il castello delle meraviglie che avevano tanto sognato. Facendo delle ricerche all’archivio cittadino, emerge una verità agghiacciante riguardante una lunga serie di strani incidenti e di omicidi-suicidi che hanno imbrattato Baneberry Hall, e tutti i suoi abitanti, di sangue. E la scoperta di questa maledizione costringerà gli Holt, dopo appena venti giorni dal loro trasferimento, ad abbandonare la casa nel cuore della notte con addosso solo i loro pigiami e con la promessa di non mettere mai più piede a Baneberry Hall. Dopo venticinque anni, l’ormai adulta Maggie, alla morte del padre, scopre di aver ereditato la casa degli orrori della sua infanzia e decide di tornare un’ultima volta lì per fare chiarezza sugli eventi che il padre aveva raccolto in un romanzo best seller ma che a lei risultavano totalmente estranei tanto da affermare fermamente che il padre si fosse inventato tutto e che niente di quello che era descritto nelle pagine di quel libro fosse mai successo realmente.
Ma è davvero così?
Non c’è mai stato nessun fantasma a Baneberry Hall? La casa non era realmente infestata e il padre si era inventato tutto solo per fare un mucchio di soldi con un libro dell’orrore? Oppure, la sua mente ha voluto dimenticare ogni cosa come forma di difesa per le terrificanti esperienze vissute in quei venti giorni?
Questa, a grandi linee, è la trama del nuovo libro di Riley Sager A casa prima di sera, una ghost story, con qualche tinta thriller e crime sparsa qua e là tra false piste, omicidi e indizi fuorvianti, capace di tenere col fiato sospeso e far salire l’ansia come se le immagini stessero scorrendo sul maxischermo del cinema. Un libro che, come consigliano, è meglio non leggere dopo il tramonto, ma per noi amanti del genere, invece, non c’è momento migliore, vi assicuro. Letto tutto in soli due giorni, ammetto che erano anni che non leggevo un horror così suggestivo. La paura trasuda dalle pagine e ti afferra come fosse la mano artigliata di Freddy Krueger. Ma se, tutto sommato, la trama di questo libro vi sembra in qualche modo già sentita è perché, in effetti, lo è.
A casa prima di sera appartiene al filone letterario del mito delle case infestate di cui fanno parte, tra i tanti, titoli come L’incubo di Hill House di Shirley Jackson e Giro di vite di Henry James ma di cui quello più terrificante è forse Orrore ad Amytiville di Jay Anson. La storia della casa di Amytiville è probabilmente conosciuta ai più grazie alla saga cinematografica iniziata nel 1979 con l’omonimo film Amytiville horror diretto da Stuart Rosenberg che racconta la terribile storia, realmente accaduta, della famiglia DeFeo.
Nel 1965, Ronald DeFeo si trasferisce con sua moglie e i loro cinque figli ad Amytiville, tranquilla cittadina di Long Island, nello stato di New York, precisamente al 112 di Ocean Avenue. Come per gli Holt di Sager, l’acquisto di questa casa rappresenta per i DeFeo un nuovo inizio tanto da volerla battezzare con un nome, Grandi Speranze. Per i nove anni successivi, i DeFeo conducono una vita assolutamente normale finché la notte del 13 novembre 1974 il maggiore dei loro figli, Ronald Jr, detto Butch, non si alza nel cuore della notte, alle 3:15 per l’esattezza, e spara a tutta la sua famiglia, uccidendoli uno per uno mentre sono nei loro letti a dormire. Immediatamente arrestato, Ronald DeFeo Jr, che ha trascorsi di droga e sembra fare ancora uso di sostanze stupefacenti e alcol, viene condannato a sei ergastoli. Inutili gli espedienti legali del suo avvocato di farlo dichiarare incapace di intendere e di volere in quanto lo stesso Ronnie giurava che erano state le voci a dirgli di farlo.
Una stranezza legata alla vicenda è che nessuno dei vicini dichiara di aver sentito gli spari quella notte e trattandosi di un fucile a ripetizione la cosa è strana davvero…
Il 112 di Ocean Avenue divenne subito meta di curiosi dal gusto macabro ma la bolla si esaurì velocemente tanto che già poco tempo dopo una nuova famiglia comprò la casa e ci si trasferì. I Lutz entrarono ad Amytiville consapevoli del fatto di sangue che si era consumato al suo interno ma assolutamente ignari di quello che li attendeva tra quelle mura. Fin da subito, iniziano a sentire rumori provenire da stanze vuote e a percepire oscillazioni della temperatura e la loro figlia più piccola dice di avere un amico che può vedere solo lei e che si chiama Jodie. George Lutz dichiara inoltre di aver trovato una misteriosa stanza rossa nascosta nel seminterrato che poi si rivelerà, secondo alcuni testimoni, una semplice stanza dei giochi, ma che alcuni sensitivi riconosceranno invece come il punto da cui scaturiva tutto il male di Amytiville. Come se non bastasse, George Lutz testimoniò anche che la notte veniva svegliato sempre verso le 3:15 (l’ora in cui Butch aveva ucciso la sua famiglia) da rumori di passi e musica a tutto volume provenienti dalle altre stanze ma che il suo corpo si trovava in uno stato di paralisi tale da impedirgli di alzarsi dal letto. Lasciata anche loro la casa di corsa, i Lutz furono travolti da una tempesta mediatica che li ha visti protagonisti di molti talk show, molte interviste e anche di un libro, il suddetto Orrore ad Amytiville. Dopo le terribili esperienze vissute in quella casa, i Lutz cercarono di testimoniare a favore di Ronnie in quanto, a quel punto, non sembrava più così impossibile che fossero state proprio delle voci a istigarlo alla strage della sua famiglia. La frenesia mediatica colpì ovviamente molti più curiosi di quanto non avevano fatto gli omicidi DeFeo e alcuni tra sensitivi, medium e demonologi visitarono la casa per scoprire cosa realmente la infestasse o se, in realtà, si trattasse solo di un pazzo drogato che cercava di scaricare la sua responsabilità su un fantasma e di una famiglia suggestionata. Tra di loro, ci furono anche i coniugi Ed e Lorraine Warren, che noi oggi conosciamo per la recente e fortunata saga cinematografica horror intitolata The Conjuring, che dichiararono (ed esiste una foto che lo prova) che fosse un bambino di nome Jodie (l’amico immaginario della piccola Lutz) ad infestare la casa. Anche la testimonianza della medium Ethel Jonhson Myers non lascia indifferenti in quanto, dopo essere entrata in trance profonda, dichiarò che il maligno di Amytiville non era il fantasma di un bambino ma lo spirito di un indiano infuriato perché la casa era stata costruita sul sacro cimitero della sua tribù e che, per quello, si vendicava dei suoi abitanti costringendoli a gesti efferati.
La vicenda dei Lutz alternò credibilità e diffidenza nel corso del tempo, mentre Butch DeFeo passò tutta la vita in prigione, morendoci proprio il marzo di quest’anno.
Dopo i Lutz, un’altra famiglia si trasferì ad Amytiville, i Cromarty, che però dichiararono di non aver mai assistito a nessun fenomeno paranormale e che quindi, secondo loro, le vicende raccontate dai precedenti proprietari erano solo bugie. Quindi Ronnie aveva mentito? Non c’era stata nessuna voce e lui era solo un assassino parricida? O il suo è stato in realtà un errore giudiziario? E i Lutz hanno mentito o davvero c’è qualcosa di terrificante in quella casa?
Comunque, che si creda o meno alla teoria dei fantasmi, di sicuro Amytiville non è un posto in cui poter dormire tranquilli.
Nel mondo, sono molte ad oggi le case dichiarate infestate. Una casa è detta stregata quando è coinvolta in fenomeni soprannaturali. Solitamente, queste case risultano infestate dagli spiriti dei precedenti proprietari morti magari in circostanze tragiche.
Il fantasma è la forma visibile dell’anima di un defunto che si presenta incorporea ed evanescente. Nelle religioni e nelle tradizioni, si parla di Poltergeist, ossia spiriti chiassosi ma innocui, di Residui psichici (la cosiddetta anima residuale) quando lo spirito si manifesta sempre nello stesso luogo mentre compie gli stessi gesti, di Spettri ciclici, che appaiono appunto ciclicamente nella stessa data, di Fantasmi domestici che infestano le case per secoli senza nemmeno avere coscienza di essere morti e di Ectoplasma, la sostanza luminescente che esce dal medium quando entra in contatto con l’aldilà.
Poiché non si sono mai raccolte prove sperimentali della loro esistenza, i fantasmi risultano essere concetti che restano legati al folklore nonché alla fede vera e propria, quando non si parla addirittura di allucinazioni.
Per eliminare un fantasma, di solito si ricorre all’esorcismo della casa, una sorta di benedizione che dovrebbe spingere lo spirito ad andarsene e a lasciare in pace la famiglia che sta perseguitando.
Ci sono alcuni luoghi nel mondo in cui la concentrazione di fenomeni paranormali è più alta che da altre parti. Famigerato, a questo proposito, è lo Stanley Hotel meglio noto come Overlook Hotel. Lo Stanley è infatti l’albergo che ha fatto da teatro al film Shining di Kubrick tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King. Lo stesso King, e molti membri dello staff, dichiararono che durate le riprese avevano sentito strane voci di bambini e inquietanti melodie provenienti da un pianoforte che nessuno stava suonando.
Facendo ricerche, ho scoperto che anche l’Italia ha la sua dose di luoghi infestati sparsi nelle varie regioni ma la leggenda italiana popolare forse più famosa è quella della piccola Azzurrina. Nata nella seconda metà del 1300, Guendalina, detta Azzurrina per il colore dei suoi occhi, scomparve il giorno del solstizio d’estate a soli cinque anni. La leggenda vuole che la bambina stesse giocando con una palla che le cadde giù per le scale che portavano alla ghiacciaia sotterranea. Le guardie che erano di servizio in quel momento dichiararono di aver sentito un urlo e di essere accorsi alla ghiacciaia dove però non trovarono traccia né della palla né di Azzurrina, che non venne mai più trovata. Gli scettici sostengono che Azzurrina in realtà sia stata uccisa dal padre perché albina che, nel Medioevo, era sinonimo di sciagura, altri che fosse stata una delle due guardie che dovevano sorvegliarla ad ucciderla spinta da istinti perversi, liberandosi poi del cadavere chissà dove, ma è una verità che non scopriremo mai, temo, anche se possiamo dire che in qualche modo Azzurrina non abbia mai davvero lasciato il suo castello in quanto molti visitatori dicono di sentire il suo pianto e la sua voce che chiama la mamma, di solito proprio nel giorno del solstizio d’estate.
Alcuni studiosi sostengono che i fantasmi non siano altro che espressioni delle nostre paure e potrebbe essere, considerato che spesso quando si ha paura si vedono cose che non ci sono, soprattutto di notte, al buio, quando tutto intorno c’è silenzio e ogni rumore ci fa sobbalzare. Ma la domanda che continuo a pormi da quando ho iniziato a scrivere questo articolo è se le case abbiano davvero una memoria.
Possibile che mattoni e malta possano risentire in qualche modo delle brutture che succedono al loro interno tanto da mantenerne traccia e da scatenare una sorta di male? Le case, quindi, sarebbero degli esseri senzienti?
Devo dire che l’idea mi fa paura e anche parecchio perché io credo nei fantasmi e nelle case stregate. Credo soprattutto che ci siano anime che meritano giustizia e che la attenderanno finché non sarà fatta, anime che non possono lasciare il luogo dove sono morte perché il dolore per il trapasso è ancora forte anche se non esiste più un corpo che possa provarlo, e che nessuno, potendo scegliere, vorrebbe mai che la propria anima si allontanasse troppo dalla propria casa o dalle persone che ama.
Forse per questo alcune anime restano, perché ci sono sentimenti o questioni insolute che le tengono ancorate alla dimensione terrestre e quindi non servirà a niente raccomandarsi a Dio o ai Ghostbusters per farle sparire… anche se personalmente sono convinta che dire una preghiera, farsi il segno della croce o stringere tra le mani un amuleto prima di andare a dormire non siano gesti poi così inutili.
#LillyKnowsItBetter è la rubrica curata da Liliana Onori, già autrice di Come il sole di mezzanotte, Ci pensa il cielo, Ritornare a casa e Di testa e di petto (ed. Librosì). In collaborazione con Librosì.Lab, ogni ultimo venerdì del mese Liliana ci farà scoprire dove film e libri l’hanno portata e dove, passando per le sue parole, potremo arrivare anche noi.