di Mario Cusmai @cous_cous8
Unlock Learning Through Play #7
“Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”
Friedrich Nietzsche
La ‘CartAE’ di Willy
Nel dialogo che segue, estrapolato dal lungometraggio I Goonies, la narrazione si apre con il ritrovamento di una carta geografica: comincia in questo modo l’avventura di un gruppo di ragazzi che ha qualche analogia con l’esperienza del progetto di ricerca indipendente CartAE, realizzato dall’eterogeneo collettivo AE e composto da Luisella Zambon, Giancarlo Chirico e Gianluca Marasca, in sinergia con 40 illustratori… “40 artisti, 40 stili e 40 colori diversi” .
Chunk: ‘Ehi ragazzi, Mikey ha trovato una mappa’ […]
Brandon: ‘Cos’è tutta questa roba scritta in spagnolo?’
Mikey: ‘Mouth, tu sai lo spagnolo. Traduci qui’.
Mouth: ‘O voi intrusi, guai a voi, dolori cocenti e morte intrisi nel sangue aspettano chi si impossesserà di questa mappa’.
Brandon: ‘Ma si, è una vecchia storia. […] Avete mai sentito parlare di quel pirata … come si chiama … Willy l’Orbo’.
Mikey: ‘Sì mi ricordo, è stato il pirata più famoso dei suoi tempi. Papà una volta mi raccontò tutto di lui. Willy l’Orbo rubò un tesoro, lo caricò sopra la sua nave pirata e poi, quando fu il tramonto, tagliò la corda. Solo che il Re d’Inghilterra scoprì quello che aveva fatto e mandò le navi più grandi della sua flotta a inseguirlo, […] la flotta riuscì a raggiungere Willy e ci fu una grossa battaglia tra le navi del Re e la nave di Willy, la Infierno; […] Willy fuggì, […] si infilò in una grotta, gli inglesi fecero saltare le pareti del nascondiglio e lui restò sepolto lì sotto, […] in trappola’.
Brandon: ‘Sei un ingenuo, come nostro padre’.
Mikey: ‘Papà dice la verità … mi ha detto che Willy l’Orbo e i suoi uomini rimasero chiusi là sotto per 5 o 6 anni e scavarono un sacco di gallerie e di grotte e ci misero i ‘tracobetti’’.
Data: ‘I trabocchetti …’
Mikey: ‘E io che ho detto … trabocchetti … e poi sapete cosa fece?
Con il ritrovamento della mappa del tesoro, a Mikey torna in mente – emerge il format narrativo delle nostre memorie – di quando suo padre gli raccontava la storia di Willy l’Orbo per farlo addormentare, e condivide a sua volta la storia del pirata con il fratello maggiore Brandon e gli amici Chunk, Data e Mouth. I Goonies, fin da queste prime battute, si configurano come un ‘team di gioco’ eterogeneo, in cui Mikey sembra essere il leader motivazionale, appassionato e determinato nell’aiutare la famiglia e nel sostenere gli amici; poi ci sono Data, dallo spiccato talento inventivo, Brandon, scettico e resistente al cambiamento, e Chunk, il pasticcione che Mikey riesce comunque a valorizzare; Mouth, infine, è l’esperto della lingua spagnola che traduce le scritte riportate sulla mappa [Quagliata 2014]. Una mappa può raccontarci una storia, che va comunque interpretata; nel caso dei Goonies, una carta geografica li guiderà alla ricerca del galeone Infierno: i ragazzi vivranno la loro avventura e rafforzeranno il senso di appartenenza al gruppo, costruendo progressivamente la loro storia… andiamo a scoprire i ‘tracobetti’ narrativi del progetto CartAE.
Genesi di un progetto polifonico
“I continui cambiamenti sociali (non ultime, le drammatiche vicende della pandemia prima e della guerra in Ucraina poi) hanno prodotto un forte scollamento tra le parole e i (nuovi) contesti narrativi in cui le utilizziamo: “volto, carezze, distanza, noia, immagine, abbraccio, perdita, sconfitta, felicità, l’altro” oggi portano con sé significati inediti e imprevedibili, fino a poco tempo fa. Ma, al di là di ogni contingenza, il bisogno di raccontare è una formidabile risorsa per amplificare le nostre possibilità espressive e immaginare nuovi orizzonti esistenziali che si aprano, attraverso mappe e cartografie non ancora tracciate, come inedite prospettive di senso” (Collettivo AE)
L’idea prende forma all’interno del collettivo AE e si ricollega a un progetto più esteso, messo a punto da Gianluca Marasca, artista e ricercatore, Giancarlo Chirico, filosofo per bambini e ricercatore e Luisella Zambon, grafica e illustratrice. CartAE si configura come un prodotto a più mani, figlio di menti vive e oltremodo creative:
«La genesi di CartAE – racconta il collettivo AE – nasce durante il primo lockdown ed è stata portata avanti attraverso il dialogo e il confronto con i vari artisti coinvolti. Volevamo un mazzo di carte che spostasse lo sguardo e smuovesse i vissuti delle persone, le invitasse a riflettere e a raccontarsi in maniera più autentica. CartAE rappresenta la nostra risposta estetica e politica alla fame di storie e di bello che da sempre ci caratterizza, al bisogno di esplorare il mondo e dare un senso alla complessità delle nostre esperienze. Volevamo che le persone avessero a portata di mano uno strumento versatile ma potente, immagini dense e significative, nuove possibilità espressive».
40 artisti (illustratori, pittori, mail artist, designer, fotografi, calligrafi, street artist) sono stati invitati a commentare-glossare-chiosare una parola-relazione-emozione attraverso la propria arte. Il risultato è un mazzo di 40 carte illustrate che offrono un insieme di sollecitazioni interconnesse e combinabili secondo la sensibilità di chi le incontra, una cartografia estetica che si presta a diversi livelli di lettura e di interpretazione, un museo portatile in cui l’arte visiva contemporanea può raggiungere scuole, ludoteche, gruppi di lavoro, aziende, creando connessioni e nuovi stimoli.
I codici espressivi, quindi, sono i più vari, dall’illustrazione alla pittura, dal fumetto alla street art. Tanti artisti, alcuni autori per l’infanzia, e codici estetici per contaminarci: relazionalità e contaminazione costituiscono le parole chiave del progetto di ricerca.
Un vero e proprio ‘incubatore’ di percorsi esperienziali, volto a meravigliare le persone, ad ‘avvolgerle’ e coinvolgerle nella magia del gioco trasformativo che la narrazione è in grado di innescare.
Questo piccolo museo tascabile rappresenta una provocazione per ritornare a giocare con le storie e le immagini: ci puoi giocare per raccontare te stesso, evocare ricordi, immaginare il futuro, oppure per cambiare punto di vista sulle ‘cose’ e sul mondo.
Indovina chi: identikit del mazzo tra premesse epistemologiche e cifre stilistiche
Grazie a Francesca, un’amica curiosa e creativa, scopro questo suggestivo mazzo di carte. E una sera, su invito di Giancarlo, ho il piacere di partecipare a una delle sessioni informative in cui il collettivo AE racconta (presenta) il ‘loro’ raffinato strumento euristico: il panorama dei dispositivi ideati per sollecitare ad ampio raggio il nostro spirito giocoso e creativo è sempre più vasto.
Luisella, Giancarlo e Gianluca stavano organizzando un festival sullo storytelling, ma la pandemia ha bloccato la realizzazione dell’iniziativa. Non la proattività del Collettivo AE, che si è completamente immerso nel progetto CartAE. Durante le oltre due ore della ‘zoomata’ online, Giancarlo e Gianluca condividono con grande passione numerosi elementi e riflessioni significative su CartAE.
Il Collettivo AE crede nel potere pedagogico delle storie, nella formazione di cerchi concentrici, come quando lanci un sasso nello stagno, che progressivamente si ampliano e creano storie, relazioni, connessioni tra chi si racconta. Per l’ideazione del progetto sono partiti dalla letteratura per l’infanzia; attraverso gli albi illustrati cadiamo nella trappola narrativa anche noi adulti, meravigliati dalla magia e dall’ascolto incantato di un racconto: lo spazio si apre e si allargano i confini dei contesti conosciuti.
Le storie e la loro narrazione costituiscono le trame connettive delle complesse relazioni che si intrecciano sul piano esperienziale tra i mondi che viviamo e le modalità che utilizziamo per interpretarli e tradurli. In particolare, il pensiero narrativo assume la funzione connettiva di costruzione di senso delle azioni attraverso lo sviluppo di processi di interpretazione della realtà che operano in maniera reticolare, in coerenza con l’architettura della nostra mente; la dimensione narrativa dà forma allo stesso dispositivo biologico delle nostre memorie, che ricordano ed elaborano le esperienze modificandole e connettendole con altri elementi di conoscenza, in una sorta di co-estensione delle nostre potenzialità cognitive ed emotivo-relazionali [Quagliata 2014].
Le storie hanno un potere pervasivo perché ci aiutano a comprendere i mondi in cui viviamo e il nostro stesso modo di pensare, a riconoscere l’origine profonda, a volte nascosta, delle nostre azioni, a costruire e condividere passioni e significati: una creazione di senso all’interno di una cornice narrativa.
CartAE costituisce un prodotto bello anche nella tattilità ed emergente rispetto ad altri mazzi di carte. L’approccio è stato quello di andare oltre l’egemonia e subalternità (per prendere a prestito le parole di Antonio Gramsci) nei confronti di altri mazzi di carte, ad esempio Dixit, che sollecitano una sorta di abitudine visiva: riconosci la cifra stilistica. CartAE, invece, si presenta come strumento plastico in relazione alla plasticità neuronale; un dispositivo che favorisce, per dirla con Daniel Siegel l’integrazione dei nostri ‘tre cervelli’ e la piena espressione della mente relazionale. Un dialogo tra le parti che incrementa il reticolo della conoscenza inteso come insieme di relazioni, in coerenza con i processi di apprendimento.
“L’apprendimento dei contesti della vita è cosa che deve essere discussa non come fatto interno, ma come una questione di relazione esterna tra due creature. E la relazione è sempre un prodotto della descrizione doppia. è corretto (ed è un grande progresso) cominciare a pensare le due parti dell’interazione come due occhi, che separatamente forniscono una visione monoculare di ciò che accade e, insieme, una visione binoculare in profondità. Questa visione doppia è la relazione […] la relazione viene prima, precede” [Bateson 1984, p. 179]
Allargare le sfumature dei contesti in cui co-costruiamo le nostre mappe, grazie al valore della parola che nasce grazie al dialogo con le immagini (interne ed esterne); come le 40 sfumature del pantone che contribuiscono a rendere unico il dorso colorato delle 40 carte. Infatti, ciascun artista ha scelto un colore presente nella propria opera per connotare il retro della carta, così che il mazzo rovesciato si presenti nel proprio insieme come una tavolozza ricca di stimoli cromatici.
Colore, immagine e racconto. Una potenzialità cromatica e narrativa accompagnata dalla configurazione del retro con il logo AE posizionato come fosse il punto in cui incollare un francobollo; il retro di ogni carta del mazzo CartAE sembra una cartolina pronta per essere decorata, affrancata e spedita: un richiamo al circuito artistico della “Mail Art”.
“Due semplici parole: MAIL = POSTA, ART = ARTE, non solo cartoline, ma arte che viaggia per posta, per raggiungerci, per stabilire contatti, per comunicare pensieri, programmi, progetti presenti e futuri, per condividere, per provocare, per denunciare, per “giocare” all’insegna della creatività e della poesia” (Boschi 2007, p. 6).
La Mail Art è un’arte creata da tutti e fatta per tutti, che nasce dalla quotidianità e non ha come obiettivo la consacrazione da parte della critica: è un movimento libero, fluido, aperto.
“L’arte per corrispondenza è un’arte viva, aperta, collettiva, solidale, un processo che si insinua nei ritmi quotidiani, il sogno di tante avanguardie di un’arte perfettamente compenetrata nell’esistenza fattosi realtà. Essa non è creata per musei e gallerie (anche se spesso vi staziona di passaggio), soprattutto non è tagliata per i traffici del mercato e gli sbrodolamenti dei critici togati: è uno scambio libero e gratuito, una rete frequentata da giovani, vecchi e bambini, artisti affermati e principianti, casalinghe e scienziati pazzi” (Baroni 1997, p.5).
Per quanto riguarda le opere d’arte ideate dai 40 ‘cArtisti’, tre costituiscono disegni ex novo realizzati appositamente per il progetto.
Gioia Marchegiani omaggia l’arte relazionale di Maria Lai: due mani che giocano, due percorsi che si incrociano e s’incontrano.
Cipstrega, con la sua carta specchio, propone un gioco di riflessi: tutto il mondo è possibile, una sorta di mantra collettivo che sollecita a uscire fuori dagli incastri.
Claudia Palmarucci condivide, attraverso un’immagine ‘immersiva’, il proprio ‘sentiero’ emotivo del momento in cui l’ha realizzata.
E poi troviamo molteplici riferimenti, citazioni e ulteriori omaggi. Ad esempio, Clara Woods con il suo disegno fa riferimento a tre personaggi di una celebre serie di Netflix: Tokyo, Palermo e Nairobi de La Casa si carta.
Alice Bruscoli con il particolare della sua scolaresca in aula che sembra proporre dei richiami kafkiani, omaggia invece un quadro di Norman Rockwell, “Happy Birthday, Miss Jones”. Il disegno di Gianluca Maresca si connette al dittico “Doppio ritratto dei duchi di Urbino” realizzato da Piero Della Francesca.
‘Infine’ abbiamo la ‘quarantesima’ carta, quella realizzata da Andrea Antinori, quasi un invito a indirizzare il nostro sguardo al di sopra della testa, non solo per fare stretching, ma anche (soprattutto) per creare ‘ponti di vista’…
… gli stessi ‘ponti di vista’ che Italo Calvino racconta ne Le città invisibili, quando Marco Polo descrive un ponte veneziano e l’Imperatore Kublai Kan, seguendolo con la sua immaginazione, gli chiede: “qual è la pietra che sostiene il ponte?”
E l’esploratore venezianio risponde: “è la linea che tiene tutto il ponte insieme”, è l’insieme, la creatività che sorregge il tutto e il progetto. CartAE può rappresentare quelle pietre che hanno bisogno di una linea.
Un bugiardino privo di controindicazioni ed effetti collaterali
Al posto delle istruzioni per l’uso, ad accompagnare il mazzo di carte, troviamo un bugiardino che prende spunto da quello proposto da Orecchio Acerbo Editore: un omaggio e un richiamo alla casa editrice specializzata in libri illustrati per bambini e ragazzi, che coniuga la qualità dei testi con la ricerca visiva e grafica. Proprio il bugiardino ci rivela alcune caratteristiche distintive e il significato delle parole chiave correlate al progetto CartAE.
Cartografia
Nel 1973 Arno Peters ci ha mostrato che un’altra cartografia è possibile, assumendo un punto di vista altro. A riguardo, CartAE rappresenta il tentativo di contribuire a definire una “cartografia” inedita.
Estetica
Per James Hillman nel momento in cui rinunciamo alla dimensione estetica delle nostre azioni, abdichiamo alla nostra stessa condizione di animali politici; è necessario tornare alla bellezza per comprendere la complessità e la natura sistemica dei contesti culturali. CartAE è una possibile risposta politica alla fame di bellezza e di storie.
La Cartografia estetica diventa un dispositivo cognitivo e relazionale per riformulare i codici narrativi e conoscitivi abituali, finzione e ricordo, fantasia e memoria, eco e suggestioni, per riportare l’essere umano a confrontarsi non solo con il visibile ma anche con l’invisibile. Il mondo dietro le nostre azioni. Il non detto, quello che la storia ha tranciato ma che perduto non è, e che dimora dentro di noi.
CartAE sollecita l’utilizzo della tecnologia fondamentale di noi umani, il linguaggio, che costituisce non solo il veicolo, ma anche il conducente del nostro pensiero. Nelle Ricerche filosofiche, Ludwig Wittgenstein afferma che il linguaggio non esiste se non nell’uso sociale che se ne fa: il significato è l’uso; la relazione tra il linguaggio e il mondo è mediata, quindi, dai contesti e dall’esperienza: la parola non ha significato in sé, ma lo acquista in relazione al contesto in cui è inserita; i significati sono generati da presupposti pratici e non teoretici.
Il progetto esperienziale si trasforma in un sistema di ‘matrioske’ che favorisce continue scoperte: simbolo di storie, vicende, situazioni a incastro narrativo.
Uno strumento che lascia alle immagini realizzate dai 40 ‘cArtisti’ il compito di sedurre l’occhio e sollecitare il pensiero. Carte alimentate da effervescenti colori, fondate sulla magia del disegno e sul desiderio di sperimentare attraverso il gioco; un mazzo che disorienta i giocatori e li invita a uscire fuori dalla loro zona di comfort (osserva, pensa-gioca, interpreta-racconta).
Le 40 carte ‘parlano’ il linguaggio delle neuroscienze e della mindfulness e lo sguardo sulle immagini si lega inscindibilmente alla parola generatrice di incantate traiettorie di senso, come la formula magica abracadabra: creerò ciò che dico.
Un ventaglio infinito di opzioni per l’utilizzo
CartAE può essere usato in ambito terapeutico, formativo, creativo, ludico, artistico, costruttivo, decostruttivo, liberatorio. Un mazzo plastico dalle molteplici forme; è possibile interagire con una gamma pressoché infinita di opzioni operative e con la consapevolezza che, nelle nostre mani, possono diventare qualsiasi cosa. Nel bugiardino illustrativo, Luisella, Giancarlo e Gianluca condividono alcune proposte da parte di insegnanti, facilitatori e professionisti che hanno già giocato con questo strumento euristico, sperimentando la versatilità delle 40 carte.
Ne riporto alcune, attraverso delle parole chiave: auto-esplorazione, interazione di gruppo, storytelling e composizione narrativa, ecc.
E, visto che nel bugiardino il Collettivo AE ci invita a scrivere le nostre regole, insieme a Rocco Barbaro abbiamo creato le ‘nostre’, ispirate alla Mail Art…
“6 personaggi in cerca di… cartoline narranti”
CartAE sono oggetti o meglio costituiscono dispositivi che attirano immediatamente per la bellezza, i disegni sono fantasiosi, aggraziati e fanno viaggiare la fantasia; le carte al tatto sono piacevoli e cremose, ti verrebbe voglia di mangiarle, più grandi delle carte comuni, si possono afferrare con entrambe le mani e se proprio uno ne ha desiderio si possono anche accarezzare. Nel retro della parte disegnata hanno un’architettura che ricorda le vecchie cartoline ormai in disuso con l’avvento della comunicazione digitale. Il disegno fa volare l’immaginazione che nel retro può essere sistematizzata attraverso diverse soluzioni. Un’idea è quella di costruire storie attraverso un’attività inizialmente individuale e successivamente di gruppo. In relazione alla composizione dell’aula, si possono organizzare gruppi di sei partecipanti: ogni gruppo ha l’obiettivo di costruire una storia. Ogni componente del gruppo avrà a disposizione una carta e, ispirato dal disegno, scrive utilizzando post-it, nel retro dell’immagine configurato a cartolina, la costruzione di un personaggio tenendo conto di alcune caratteristiche fondamentali: biografia, contesto, identità/carattere, obiettivi, conflittualità, peculiarità, tridimensionalità, comunicazione e dialoghi.
Tutti i partecipanti condividono il personaggio così progettato con il resto del gruppo; terminata questa prima fase individuale, inizia il lavoro in team che ha come obiettivo la narrazione di una storia attraverso l’interazione drammatica di tutti i personaggi disegnati singolarmente. Al fine di ottimizzare il processo narrativo, è necessario indicare il personaggio principale, l’antagonista e i personaggi minori; creare il plot principale e i sub plot, individuare i conflitti e la loro soluzione.
Sono fondamentali: la capacità di collaborazione, le abilità di comunicazione, la creatività condivisa, la proattività e la capacità di lavorare per obiettivi comuni.
Al termine dell’attività ogni gruppo racconta la sua storia; il feedback degli altri gruppi sui personaggi stimolanti e l’interesse suscitato dalla storia sono riferimenti di ascolto del lavoro del team.
CartAE rappresentano oggetti narranti che si impregnano dei sapori delle tante storie progressivamente inventate e ‘divorate’; come potrebbe essere il sapore di un profumato caffè che esce gorgogliante da una moka…
“- Sa, mia nonna mi diceva che non bisogna mai lavare la moka – dice l’uomo col berretto giallo.
– Cosa?
– Mi diceva che la moka non va mai lavata, solo sciacquata in acqua fredda. Perchè se la lavi, se la strofini internamente, se togli quella patina che si addensa attorno al filtro e al pistoncino, rovini il gusto del caffè.
– è una cosa che dice anche la mia Giulietta, non ho mai capito il perchè.
– Perchè in questo modo, se non la lavi, ogni caffè non è mai davvero nuovo, non riparte mai da zero, ma contiene un po’ i sapori di tutti i precedenti. Tutti i caffè passati sono nel gusto di quelli futuri. Per questo i primi caffè con una moka appena comprata sono terribili. Perchè non hanno alcuna storia alle spalle […] Vede, io di lavoro scrivo, e insomma sono abituato a ragionare per immagini. Per accostamenti. E mi sono fatto l’idea che questa cosa per il caffè funzioni anche per le persone”.
(Matteo Bussola, Il tempo di tornare a casa)
Fonti
https://artefice.art/mail-art/
https://artslife.com/2021/06/20/a-topos-venice-loriginale-collettivo-al-femminile-di-venezia/
http://www.art-vibes.com/art/atopos-venice-building-bridges/
https://www.atlanteguerre.it/cartografia/carta-di-peters/
https://culture.roma.it/appuntamento/cartae-cartografia-estetica/
https://www.domino.it/it/blog/raccontare-un-brand-creare-un-universo-narrativo
http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/14465/866299-1223739.pdf?sequence=2
https://www.facebook.com/cartografiaestetica/
https://www.fyinpaper.com/uniti-nella-arte-postale/
https://www.galleriamarcantoni.eu/mail-art-2/
http://ilclandimariapia.blogspot.com/2019/03/il-bugiardino-e-orecchio-acerbo.html
https://guidolottiarchitetto.eu/2019/09/18/il-beaubourg-compie-40-anni-2/
https://www.inchiostronero.it/hillman-e-la-politica-della-bellezza/
http://ithaca.unisalento.it/nr-18_2021/articolo_IIp_09.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/I_Goonies
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https://playfactory.it/rodari-e-il-gioco-fantastico-della-narrazione-3/
https://playfactory.it/touching-beauty-through-play/
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https://www.spaziobk.com/prodotto/libri/cartae/
https://www.stateofmind.it/2019/03/siegel-daniel-psicologia/
https://thesubmarine.it/2016/11/19/perche-rileggere-le-citta-invisibili/
https://www.tuediodesign.it/product/cartae/
https://www.youtube.com/watch?v=UIWzpdYGs5M&t=113s
Profili instagram illustratori CartAE
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Mario Cusmai, MTa® experiential learning facilitator, Teacher di Yoga della Risata® e LEGO® SERIOUS PLAY® facilitator, Dottore in Scienze dell’Educazione degli Adulti e Formazione Continua, appassionato di apprendimento esperienziale, giochi cooperativi, magia comica, di Cammini e trekking.