#LillyKnowsItBetter #6 di Liliana Onori @cipensailcielo
C’è un’isola in Galles che si chiama Cairnholm. Su quest’isola c’è una casa. In questa casa ci vivono dei bambini e la loro istitutrice. O, almeno, ci vivevano fino al 3 settembre 1940. Questa casa sull’isola di Cairnholm è stata rasa al suolo in un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa casa sull’isola di Cairnholm è considerata da tutti infestata. Forse, non a torto.
Al di là dell’Oceano, settant’anni dopo il 3 settembre 1940, c’è un ragazzino, Jacob. Jacob ha 16 anni, vive in Florida con la famiglia ed è profondamente legato a suo nonno Abraham, ebreo sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale. Nonno Abe ha sempre affascinato Jacob con i suoi racconti su mostri mangiatori di uomini e su dei bambini particolari con i quali aveva vissuto per un periodo in una casa segreta sorvegliata da un uccello molto saggio. Crescendo, Jacob ha piano piano smesso di credere ai racconti strampalati del nonno ma, alla sua morte e dopo le sue ultime misteriose parole: «Trova il falco… Oltre la tomba del vecchio… 3 settembre 1940. Va’ da loro e racconta tutto!» non può che chiedersi se, in fondo, qualcosa di vero in quei racconti ci sia. Ma cercare chi? Raccontare che cosa? Jacob decide di onorare la memoria del nonno viaggiando fino all’isola di Cairnholm in cerca della fantomatica casa dei bambini speciali. Qui, Jacob scoprirà un portale che lo condurrà nel lontano 1940, in un loop temporale che si ripete all’infinito da più di settanta anni, ormai. La casa che tutti vedono come un cumulo di polvere e macerie è un orfanotrofio per bambini con poteri speciali come evocare il fuoco dalle mani, controllare le api e l’invisibilità. La direttrice dell’orfanotrofio è Miss Peregrine ed è lei ad avere il potere di manipolare il tempo, riavvolgendolo all’infinito, così che tutti loro possano rivivere ogni giorno la data del 3 settembre 1940 fino al minuto prima in cui una bomba si era abbattuta sulla casa distruggendola e uccidendo tutti. Miss Peregrine ha anche il potere di trasformarsi in falco e a quel punto le misteriose ultime parole del nonno acquistano il senso che Jacob aveva tanto cercato. Dopo un primo attimo di esitazione, Jacob si rende conto che non è un sogno o un’allucinazione quello che sta vivendo, lui si trova davvero nel 1940 e capisce che suo nonno non gli aveva mai mentito, che le sue non erano mai state bugie né tantomeno esagerazioni della realtà perché lui aveva davvero vissuto lì per lungo tempo durante gli anni della guerra difendendo la casa e i bambini dai Vacui, i famosi mangiatori di uomini dei suoi racconti. E, anzi, Jacob scopre di avere il potere, ereditato proprio da suo nonno, di vederli questi Vacui, capacità che nessun altro possiede ma necessaria per sfuggirgli e salvarsi. Comincia così l’avventura di Jacob con Miss Peregrine e i suoi bambini speciali. Un’avventura che cambierà tutto e che lo porterà a viaggiare ovunque nel tempo e nello spazio.
Questa è, a grandi linee, la trama del bellissimo romanzo di Ramson Riggs La casa dei bambini speciali di Miss Peregrine a cui, negli anni, hanno fatto seguito altri cinque libri e di cui Tim Burton ha diretto un’eccellente trasposizione cinematografica.
La storia di Jacob, Miss Peregrine e di tutti i suoi Speciali è molto più di un semplice fantasy avventuroso. È una favola sul coraggio, l’amicizia, la fede e la speranza.
Da bambini, è bello credere nelle favole, nei buoni e valorosi eroi che uccidono i mostri cattivi ma, crescendo, volenti o nolenti, la realtà ci cade addosso come una trave da cento chili e improvvisamente noi smettiamo di credere all’impossibile. Smettiamo di credere agli eroi e ai mostri, smettiamo di credere alle formule magiche e tutto diventa tristemente reale. Il concetto di buono e cattivo prende tutt’altra piega e anche la nostra visione del mondo, di conseguenza, cambia. Ed è proprio questo che mi ha fatto pensare ad una cosa: Chi sono i cattivi? E che cosa è un mostro?
Le favole ci hanno sempre raccontato i mostri come esseri deformi che trascendono la natura, crudeli e con poteri straordinari. Ma mostro deriva dal latino monstrum che significa prodigio, portento, quindi l’ambivalenza dell’etimologia mette un attimo in difficoltà. Nell’immaginario comune il mostro è un essere brutto e cattivo, eppure ci sono mostri che di cattivo non hanno nulla e la cui mostruosità è solo uno strano scherzo della natura. Questi mostri sono i FREAKS.
Il termine freak ha sempre indicato un essere abnorme, un capriccio della natura, anche se negli anni ’70 ha assunto tutt’altro significato indicando una tipologia di ragazzo ribelle che rifiutava tutte le norme di comportamento comuni adottandone, di contro, di anticonvenzionali. Ma lasciamo stare i fricchettoni…
I freaks sono i cosiddetti fenomeni da baraccone cioè personaggi con evidenti stramberie fisiche che in passato attiravano il pubblico affamato di esotismo nei luna park e nelle fiere e che fungevano da vera e propria attrazione nel circo. I freaks più tipici erano la donna barbuta, la donna cannone, l’uomo lupo, l’uomo forzuto, il nano, le gemelle siamesi, il contorsionista e, ancora, il gigante.
Ma dietro alle loro insolite fattezze, si nascondeva il più delle volte un passato di emarginazione e di pesante sfruttamento, appunto, al seguito di carrozzoni circensi che li davano in pasto al pubblico nei loro famosi Freak Show. Negli Stati Uniti, i due più celebri freak show sono stati quelli del circo Ringling Brothers e del Barnum, che grazie a loro poté realizzare il rinomatissimo The greatest show on Earth (ll più grande spettacolo sulla Terra). I freaks, per un periodo, furono delle vere e proprie celebrità ma il prezzo dell’umiliazione, della segregazione e della sottomissione è sempre stato altissimo da pagare.
Uno dei freak più famosi della storia è sicuramente Joseph Merrick, The Elephant Man, l’Uomo elefante. Merrick divenne famoso nella società britannica dell’età vittoriana proprio a causa della sua estrema deformità, dovuta alla Sindrome di Proteo, che divenne un’attrazione negli spettacoli da strada, ma quando i freak show vennero dichiarati fuori legge in Inghilterra, Merrick si trovò completamente abbandonato a se stesso e costretto a una vita di vagabondaggio e stenti finché, per un caso fortunato, non conobbe il Dottor Treves che lo ricoverò nell’ospedale dove lavorava regalandogli gli anni migliori della sua vita e dimostrando che anche un corpo deforme può contenere un’anima gentile e sensibile e un’intelligenza brillante. La storia di Merrick è una triste parabola sul pregiudizio e sulla cattiveria umana e David Lynch, nel 1980, sforna uno dei film più belli mai visti, l’omonimo The Elephant Man, in cui racconta la storia di Merrick e del dottor Treves, interpretato da un Anthony Hopkins in stato di grazia, senza addolcire nulla ma mostrandoci, anzi, l’ipocrisia e la crudeltà nei confronti di chi è diverso. Ma poi, diverso da chi?
Se ci pensiamo bene, siamo tutti un po’ freak. Magari non tutti nell’aspetto, ma tutti abbiamo dei lati bizzarri che ci distinguono e che magari non ci fanno sentire accettati dagli altri. Spesso, nemmeno da noi stessi.
Non facciamo gli ipocriti, non siamo tutti uguali ed è quasi istintivo provare repulsione nei confronti dei deformi, però, come dice Joseph Merrick nel film, nessuno di noi è un animale, anche se ne ha le fattezze.
Il film più conosciuto sui freaks resta però l’omonima pellicola girata nel 1932 da Tod Browning. Considerato un classico del genere macabro, il Freaks di Browning è ormai un vero cult movie e deve la sua fortuna soprattutto al fatto che il cast era composto da veri freaks. L’allegorica trama narra le vicende dei bizzarri artisti di un circo in lotta con una rivale e la morale del film è proprio che, a volte, è dietro la normalità che si nascondono i veri mostri.
La pellicola fuori dall’ordinario di Browning è considerata ancora oggi maledetta per tutte le traversie che si è trovata ad affrontare, come per esempio i molti operatori che abbandonarono i loro incarichi in fase di lavorazione perché dichiaravano che passare tante ore al giorno con quelle orrende figure dava letteralmente la nausea (perfino lo scrittore Francis Scott Fitzgerald, che allora era sceneggiatore per la MGM, dichiarò di aver letteralmente vomitato dopo aver visto le gemelle siamesi), l’insuccesso ottenuto al botteghino e il divieto di proiezione in molti paesi in quanto il contenuto del girato era ritenuto brutalmente grottesco per il pubblico, quindi immorale, e i severi codici di censura di quegli anni non potevano certo risparmiare un film del genere, un film forse un po’ troppo in anticipo sui tempi. In seguito, come se non bastasse, Browning, che aveva riscosso invece enorme successo col suo Dracula in cui recitava Bela Lugosi, si trovò a non lavorare più.
Credo che la storia dei freaks ci insegni, tra le altre cose, che spesso i mostri hanno dei volti angelici e che volti mostruosi nascondono, invece, animi puri. Quindi, suppongo che dobbiamo convenire tutti con l’adagio che l’apparenza inganna.
Un altro aspetto su cui ci fanno ragionare i freaks è sicuramente quello della normalità. Riassumendone il concetto, la normalità rappresenta tutto ciò che è comune, convenzionale, non strano, per intenderci. I freaks, quindi, non rientrano decisamente in questa categoria.
In conclusione, non so dire se i freaks siano esseri speciali o solo dei mostri che, nel migliore dei casi, affascinano e divertono e, nel peggiore, suscitano ribrezzo. O se, alla fine dei conti, sono solo dei diversi.
Essere diversi, qualunque cosa voglia davvero dire, non è mai facile e la libertà di esserlo la si suda fino alla fine. E forse è quando non la si ottiene che si diventa davvero un mostro.
Dario Argento una volta ha detto che è una cosa bella essere diversi quando il mondo ti lascia essere diverso in santa pace. Il problema è che il mondo ti lascia in pace di rado.
La sola cosa certa è che esistono davvero degli esseri speciali, indipendentemente dal loro aspetto. Persone che magari non hanno il potere di riavvolgere il tempo o di dominare il fuoco ma che portano qualcosa di magico dentro di loro, una specie di scintilla che quasi si riesce a vederla luccicare se si guarda attentamente. A volte magari non la si vede, ma la si percepisce comunque la magia di certe persone. Di quelle persone che fanno la differenza, insomma.
Forse è ancora presto per smettere di credere agli eroi delle favole…
#LillyKnowsItBetter è la rubrica curata da Liliana Onori, già autrice di Come il sole di mezzanotte, Ci pensa il cielo, Ritornare a casa e Di testa e di petto (ed. Librosì). In collaborazione con Librosì.Lab, ogni ultimo venerdì del mese Liliana ci farà scoprire dove film e libri l’hanno portata e dove, passando per le sue parole, potremo arrivare anche noi.