Aforismi: perché scegliere questa forma per invogliare alla scrittura?
L’aforisma è un pensiero “zippato”, è una compressa effervescente di saggezza che appena si scioglie nella mente del lettore diventa frizzante. Ho la convinzione che la lettura di qualche aforisma illuminante sia molto più efficace di lunghi e precisi manuali o impeccabili guide. L’aforisma è come una famosa birra birichina, ti mette le ali!
Ho cercato nella rete le forme aforistiche riguardanti l’arte di scrivere, andando a pescare fra gli scrittori, i filosofi, gli intellettuali più importanti della storia, i personaggi che hanno lasciato un segno nella letteratura. Ho trovato trenta piccole perle da autori che vanno dal periodo d’oro dell’antica Roma fino ai giorni nostri. Per ognuno di questi proverò a fornire anche un minimo di ragione e contesto perché credo che un aforisma abbia, come una compressa effervescente, bisogno di essere diluito, per poter esprimere la sua magia di bollicine. Altrimenti rimane una pasticca.
Ho deciso di non seguire un ordine particolare perché i consigli espliciti o nascosti in queste citazioni sono spesso discordanti e non seguono un filo logico, d’altra parte ogni autore ha il suo personale modo di interpretare l’arte di scrivere.
Bisogna scrivere una storia semplice con la massima semplicità possibile. Nella semplicità di una storia ci sono già abbastanza complessità, ferocia e disperazione.
(K. Blixen)
Karen Blixen, la si ricorda soprattutto per aver scritto “La mia Africa”. Impossibile non ricordare Meryl Streep che ha magicamente interpretato il racconto autobiografico nell’omonimo film di Sydney Pollack.
Il suo avvertimento è di essere semplici (un consiglio che, vedremo, si ripete) perché questo approccio alla stesura della storia da raccontare, liberando la mente dal problema di dipanare ragionamenti complessi, riesce a enfatizzare emozioni forti.
Lascio che i pensieri si succedano sotto la penna nello stesso ordine in cui i temi si sono presentati alla mia riflessione: così potranno rappresentare meglio i moti e il cammino della mia mente.
(D. Diderot)
Con la virtù si fanno solo opere fredde. Sono la passione e il vizio ad animarle.
(D. Diderot)
Denis Diderot è stato insieme a Voltaire e J.J. Rousseau, uno dei massimi esponenti dell’illuminismo francese a metà del ‘700, è ricordato oggi soprattutto per aver inventato la prima enciclopedia universale. Contagiato probabilmente dal clima pre-rivoluzionario dell’illuminismo, Diderot suggerisce di lasciare da parte i rigidi schemi classici e di buttarsi nella scrittura lasciandosi trasportare più che altro dalla passione.
Niente corrompe un uomo così profondamente come scrivere un libro.
(R. Stout, il personaggio Nero Wolfe in The mother hunt)
Rex Stout è stato nel secolo scorso un maestro del giallo, la fama gli è dovuta soprattutto per il suo personaggio più famoso: Nero Wolfe.
E’ difficile commentare questa frase così esplicita. Probabilmente il termine “corrompere” viene qui utilizzato nel suo significato di alterazione della normalità sedotti non dal denaro, ma dalla forza ammaliatrice della scrittura.
È il ben pensare che conduce al ben dire.
(F. De Sanctis, La giovinezza)
La semplicità è la forma della vera grandezza.
(F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana)
Francesco De Sanctis è stato il più grande critico letterario dell’800. Fu anche scrittore e politico (il primo ministro della Pubblica Istruzione dell’unità di Italia).
In evidente contrapposizione al fervore illuministico di Diderot, De Sanctis richiama l’attenzione alla bellezza, alla correttezza estetica che deve iniziare già nella forma del pensiero. Ci ammonisce però che i concetti vanno espressi sempre con semplicità per raggiungere la grandezza.
Scrivo per scrivere.
(C. Simon)
Claude Simon, francese nato in Madagascar, è stato premio Nobel per la letteratura nel 1985. La particolarità della sua scrittura che nasce dalla sua passione per Marcel Proust, sta nella ricerca formale. Il suo linguaggio non è semplice e sebbene la precisione dei termini sia rigorosa, le sue frasi sono scarne di punteggiatura, lunghe e ricercate. Questo è il suo stile ed è questa particolarità che lo rende unico e intrigante.
Ecco che la sintesi più ovvia è: “Scrivo per scrivere” l’amore intrinseco per l’atto di comporre frasi attraverso le parole.
Bisognava cercare di interpretare le sensazioni come segni di altrettante leggi e idee, tentando di far uscire dalla penombra quel che avevo sentito, di convertirlo in un equivalente intellettuale.
(M. Proust)
Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.
(M. Proust)
Marcel Proust, vissuto a cavallo fra l’800 e il ‘900 è l’autore di numerose opere letterarie, fra le quali spicca “Alla ricerca del tempo perduto”. E’ un’opera imponente (ben 7 volumi!) nella quale vengono descritti con maniacale puntiglio i processi della mente legati ai ricordi e ai sentimenti.
Secondo Marcel Proust è necessario andare a scavare nelle più minime sensazioni che si sono avvertite per cercare di tradurle in qualcosa di intellegibile. Il fine ultimo di ogni libro è in definitiva quello di una ricerca interiore, perché lo scrittore semplicemente offre una lente per andare a scovare nel libro le proprie sensazioni e ricordi.
Quandoque bonus dormitat Homerus.
traduzione: A volte anche il grande Omero sonnecchia.
(Orazio, Ars poetica)
Non è difficile richiamare alla memoria il grande poeta latino Quinto Orazio Flacco, basta citare il suo celeberrimo detto epicureo “carpe diem”, cogli l’attimo.
Orazio lancia un’ancora di salvataggio a tutti gli scrittori in erba, dicendo che, se persino il sommo poeta Omero (quello dell’Odissea e dell’Iliade) alle volte si lascia andare nell’arte di scrivere, a maggior ragione deve essere concesso un perdono anche a coloro che “sommi” non sono (sommi no, ma nemmeno somari… però!)
È stato scritto da più parti che una lettura avvincente stimola la scrittura, che la scrittura stessa è oggi considerata un piacere. Crediamo che sia così, anzi a nostro avviso la lettura stimola anche il dialogo, il racconto. Chi ha letto e gustato una bella storia è naturalmente portato a raccontarla oralmente e qualche volta anche per iscritto. I piaceri in questi casi si sommano: a quello della lettura di un bel romanzo o di un bel saggio si aggiunge quello della rievocazione, della narrazione, quasi per rivivere lo stesso piacere insieme ad altri nel momento in cui ad altri lo comunichiamo.
(E. Detti, Il piacere di leggere)
Ermanno Detti è un giornalista e scrittore contemporaneo. Possiamo dire che lui è un vero professionista dell’incitamento alla lettura (e alla scrittura) avendo pubblicato numerose opere proprio sul piacere di leggere. Incidentalmente la sua opera più famosa si chiama “Il piacere di leggere”.
Detti introduce il concetto del legame mutualistico fra la lettura e la scrittura: leggendo si è portati a raccontare ciò che si è appreso, dunque si verifica anche un benefico effetto socializzante.
Non può esserci eleganza di parole, senza aver prima concepito e sviluppato un pensiero, e non ci può essere chiarezza di pensiero senza chiarezza di parole.
(Cicerone, De oratore)
Marco Tullio Cicerone è stato il maestro dell’arte oratoria e dell’eloquenza. Ha lavorato per i politici della tarda Roma repubblicana nel foro ed è stato insignito del titolo “pater patriae” per aver salvato la Repubblica con le sue orazioni contro il cospiratore Catilina.
Cicerone ci avverte dell’indissolubile legame che deve esistere fra un pensiero ben strutturato e le giuste parole per descriverlo.
L’arte dello scrivere consiste nel cancellare, cancellare, cancellare.
(R.L. Stevenson)
Robert Louis Stevenson era un poeta e romanziere scozzese dell’800, chi non ha letto il suo romanzo più famoso: “L’isola del tesoro”? E chi non conosce la storia del “Dottor Jeckyll e Mr. Hide”?
Il trucco suggerito si può paragonare al mestiere dello scultore: da un blocco iniziale di parole si scalpella per togliere il superfluo fino a raggiungere la forma voluta.
Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi.
(Galileo)
Galileo Galilei (1564-1642) è stato soprattutto un fisico, astronomo e matematico. Ha il merito di aver posto le basi della scienza moderna. Il suo rigore scientifico nel dimostrare le teorie Copernicane si scontrò con le posizioni Tolomaiche della Chiesa cattolica dell’epoca e fu costretto all’abiura.
L’inventore del rigore scientifico non può che ammonire sul fatto che l’esposizione del pensiero deve essere soprattutto chiara e non è affatto facile farlo.
Pensare col cuore e scrivere con la testa.
(C. Dossi)
Il nobile Carlo Pisani Dossi è stato uno scrittore della fine dell’800 membro della scapigliatura milanese.
Dice: Lasciatevi trasportare dalle passioni nel momento di formulare un pensiero, ma poi passatelo al crivello della testa.